Cantori di Assisi

Cantori di Assisi:un anno di attività ricca, proficua ed entusiasmente

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DA ORFF A VITTADINI PER CHIUDERE IL 2016

I Cantori di Assisi da Orff a Vittadini per chiudere il 2016

L’ultimo scorcio dell’anno appena concluso ha visto  i Cantori impegnati in due esibizioni di alto livello e di grandi consensi. In piena atmosfera natalizia il Coro ha proposto diversi brani cari alla tradizione ma anche non troppo consueti spaziando tra laudi, mottetti, canzoncine e negro spirituals. ”Invocazione”  da “Due pezzi per organo”del M° F.M. Napolitano (1887-1960) eseguito dall’organista M° Biagio Quaglino, ha costituito un gradevole intermezzo.

Un concerto delicato ma avvincente al contempo perché il “sapore” del Natale penetra nell’intimo e riporta alla memoria vissuti indimenticabili dove affetti e famiglia sono il motivo conduttore.

Senza timore di essere smentiti si può affermare che il vertice di questa esibizione, sotto il profilo plastico ed emotivo insieme, sia stato “Il Natale di Gesù” di F. Vittadini (1884-1948): trittico per soli, coro femminile e organo. Come pagine di un libro lentamente sfogliate, le voci femminili  “leggono” quanto avvenne in quella notte, lontana ma senza tempo:mentre scende la notte sui monti di Giudea, con la voce chiara e perfetta del soprano solista, si leva la lode di Maria, ormai allo stremo, all’apparire di un rifugio. Si cominciano così, a collocare luoghi e personaggi che costituiranno il quadro finale: il presepe. Il vento mugola, le deboli fiammelle oscillano, Giuseppe segue la casta ombra di Maria.  Le pagine successive di questo libro immaginario presentano, di volta in volta gli altri momenti:la miracolosa nascita dove, oltre alla voce del soprano si apprezza la calda voce del contralto solista. Entrambe esaltano il momento di adorazione e di affettuosa, dolce premura di una madre che teneramente ripara dal freddo il suo bimbo che, ad un certo punto, sorride. Esplodono gioiose le voci, solisti e coro, per affermare  che il divino sorriso sembra spalancare le porte del Paradiso. Altra pagina , altra scena: è il momento dei pastori  e dei Re Magi. Trascorrono la notte in ginocchio e offrono i loro doni al piccolo Gesù. La notte cede all’apparir del giorno e tutto sembra mutato: terra e cielo appaiono più belli, ma e soprattutto, gli uomini si sentono fratelli! La meraviglia di questa affermazione  è a stento contenuta nelle voci che la mostrano con ferma delicatezza. Qualcuno, tra il pubblico, ha gli occhi umidi: è un momento di commozione che sfocerà ancora in gioia  nell’ascoltare  i due negro spirituals: “Mary had a Baby” e “The little drummer boy” che come sempre accende un sorriso di tenerezza  nell’immaginare quel bimbo che non può offrire regali  ma offre ciò che ha di più bello: la musica del suo tamburo il cui rullare, realizzato dalle voci virili che accompagnano tutto il brano. si propaga  a lungo tra le navate suscitando ancora emozioni e suggestioni. Potente e trionfale “Exulta e lauda” di L. Refice chiude il programma e il pubblico, dopo lunghi applausi ne chiede il bis.

Qualche tempo prima, nel concerto per i festeggiamenti dedicati a Santa Cecilia, il coro aveva cantato Orff e incantato il pubblico superando ogni legittima aspettativa.Con brani tratti dai Catulli Carmina e dai Carmina Burana, opere non facili sia sotto il profilo dell’esecuzione che dell’espressività, con la guida del Maestro Gabriella Rossi, i Cantori hanno affrontato un repertorio inconsueto e molto articolato in cui la voce del coro alternandosi con quella dei solisti ha seguito la sequenza originale.

Il concerto si è aperto con “Odi et amo” dai Catulli Carmina dove il poeta esprime la propria sofferenza per una realtà sulla quale non può intervenire: il coro è riuscito ad esprimere con vigore questa dualità e la sofferta lotta interiore dell’autore condensando il tutto nel potente”excrucior” finale dove l’amalgama delle voci ha ben reso l’amara constatazione. A seguire il vivacissimo “Vivamus” proposto con veemenza dal tenore solista e ripreso da tutte le voci che chiude con disprezzo canzonatorio nei riguardi dei vecchi brontoloni probabilmente invidiosi della giovinezza dei protagonisti. Catullo ci offre, poi, un momento di amara riflessione: i giorni muoiono e ritornano, alla notte succede un altro giorno ma la fine del “nostro”  giorno sarà seguita da un’unica interminabile notte. Con leggerezza il tenore fa risaltare l’intimità della dolente riflessione. Gli fanno eco alcune voci chiare contribuendo e rendere il tutto sofferto ma etereo.

Intenso e ancora sofferto è il grido che si alza dal coro con “Miser Catulle”.e sottolinea con impeto un’altra triste constatazione del poeta: “misero te Catullo, i giorni felici sono finiti, ora lei non vuole più!” Il grido di dolore diventa quasi rabbioso e insistente nell’incalzare delle diverse voci che ben rende questo sentire mentre rivolge alla donna infedele una sequela di domande: “Chi ti amerà? Da chi sarai baciata?” Alla rabbia segue una decisione ben ferma:  “At tu, Catulle, destinatus obdura!” e la voce del coro diventa affermativamente vigorosa.

Seguono i brani dai Carmina Burana e  la platea viene trasportata in altre atmosfere, in altri scenari. “O fortuna” apre questa seconda parte. La fortuna è volubile: la sua ruota gira e travolge. L’invocazione iniziale è potente  seguita poi  da sussurri incalzanti e ritmati nel paragonare la fortuna alla luna che appare e scompare, cresce e decresce. La conclusione è penosa e il coro canta questo invito al pianto quasi come un grido che si ripiega su se stesso: “ quod per sortem sternit fortem mecum omnes plangite!” Si canta ancora l’ imprevedibilità della fortuna ma subito dopo  tutto muta: si alza il canto alla primavera, dolce e quasi danzante, è un inno alla vita e all’amore. La scena cambia ancora: si entra in taverna! Lì raccolti si trovano numerosi esempi di un’umanità che forse non ha più nulla da perdere ed è risucchiata dal vortice del gioco e del bere. In taverna a nessuno importa la propria condizione, il rango, la ricchezza o la miseria. E’ come se quell’ambiente livellasse tutti e tutto nell’esaltazione del vino. Le voci maschili irrompono incalzanti, ritmate , sussurrate, sincopate e mandano gli ascoltatori in visibilio.

A questo punto l’intervento di quattro solisti offre  al pubblico  uno spettacolo nello spettacolo: una nicchia  dalla quale emergono  le delicate voci di due soprani e quelle più robuste di un basso e di un tenore. Dipingono dei quadri che  ben si inseriscono nel tessuto dell’opera e, di conseguenza, nel repertorio del concerto:il malessere di un giovane innamorato che invoca un bacio per guarire,  una fanciulla dalla rossa tunica  che fruscia al lieve tocco, una bilancia per proporre  una scelta e, infine, la triste storia di un  cigno che dallo spiedo su cui gira per essere arrostito e portato in tavola ricorda nostalgico il lago in cui ha vissuto: “Olim lacus colueram, olim pulcher extiteram,dum cignus ego fueram.”.

L’attenzione del pubblico, mai scemata, sfocia in lunghi applausi.

Siamo alla conclusione: il coro ripropone il brano iniziale e il concerto si chiude ancora con la riflessione sulla volubilità della fortuna e del girare della sua ruota che ora innalza, ora abbatte.

Alcuni commenti, firmati e pervenuti al coro per iscritto sembrano, a chi scrive, più che adeguati per chiudere questa pagina:

“…sono rimasto colpito dalla qualità e accuratezza della vostra interpretazione. L’organico del coro è risultato molto equilibrato nelle sue componenti che si sono armonizzate tra loro senza che mai una sezione prevalesse o mettesse in ombra l’altra. Mi ha colpito la purezza del timbro, la profondità e la potenza delle varie voci mai forzate. In conclusione un complesso canoro maturo, equilibrato e dalla forte personalità che è riuscito a suscitare un forte impatto emotivo nell’uditorio. Ancora complimenti a tutti.”

E ancora: ”Assistere a un concerto dei Cantori è un’esperienza che suscita emozioni e dilata gli spazi dell’anima. Ma nel concerto di ieri il Coro ha dato al pubblico qualcosa di più, perché ha espresso in forma incomparabile  il fascino della bellezza nella sintonia delle voci, ha saputo concentrare nei testi e nelle note la dimensione del tempo, ricreando sentimenti, passioni, visioni ma anche slanci ludici e atmosfere gioiose e pensose, dove il passato classico e medioevale è riemerso in tutta la sua freschezza, originalità e attualità. Grazie!”

Ovviamente, qualsiasi altra parola sarebbe superflua.

Maria Francesca Tanda

 

CANTORI DI ASSISI SECONDA RASSEGNA CORALE “P. EVANGELISTA NICOLINI” 14-15 giugno 2014

 

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QUINTA RASSEGNA PADRE EVANGELISTA NICOLINI

 

Quinta rassegna Corale P. Evangelista Nicolini

 

 

SABATO 17 e DOMENICA 18 Giugno 2017 si svolgerà la V Rassegna dedicata alla memoria del Fondatore e Maestro dei Cantori di Assisi.

Sabato 17, in Assisi, alle ore 21.00 presso l' Auditorium P, E. Nicolini si esibirà l' "Ensemble Perugia Voca Soloists"  che eseguirò il "Requiem" in Re min.Op K 626  di W.A. Mozart" diretto dal M° Carlo Palleschi.

Domenica 18, sempre in Assisi, presso la Chiesa di S. Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione di S. Francesco, alle ore 17,30 andranno in scena:i Cantori di Cannaiola-Coro città di Trevi diretti dal M° Mauro Presazzi, il "Coro da Camera della Cappella Musicale Papale della Chiesa di S. Francesco in Assisi" diretti dal M° p. Giuseppe Magrino ofm conv., la "Corale Bonagiunta da S. Ginesio" - Macerata-diretta dal M° Frabrizio Marchetti

Apriranno la serata i "Cantori di Assisi " diretti dal M° Gabriella Rossi" dopo il saluto del Presidente dell'Associazione "Cantori di Assisi" Dott. Roberto Leoni.

   

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