I CANTORI di ASSISI in concerto. PSALLITE DEO SAPIENTER

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“Psallite Deo sapienter”: un versetto, un mondo, un titolo.

Dal Salmo 47 (Libro di Davide), questo versetto richiama un universo di preghiera, di poesia, di musica: i Salmi nelle diverse modalità della cantillazione e dell’interpretazione di insigni compositori. I Cantori di Assisi, nel loro concerto in occasione della festa di S. Cecilia, vi si sono accostati con profondo e reverenziale rispetto facendo del Salmo il motivo principe e conduttore del loro programma al quale il versetto dà, appunto, il titolo.

L’inizio di un percorso che si snoderà attraverso i futuri concerti e che vuole proporre all’attenzione e all’ammirazione degli ascoltatori autentici gioielli d’arte poetico-musicale giunti a noi da epoche lontane, elaborati secondo espressioni e stili diversi e diversificati ma tutti profondi, pregnanti e di grande valore artistico: i salmi in musica a partire dalle prime espressioni del gregoriano fino alle moderne esperienze musicali. In questa occasione particolare il Coro ha proposto alcuni Salmi dal Libro di Davide, nell’interpretazione musicale rinascimentale e barocca. Brani a cappella o concertanti con l’organo hanno inondato le navate della Basilica di Santa Chiara in Assisi in una performance che si è aperta con la celebrazione liturgica presieduta da S. Ecc. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera U.-Gualdo Tadino, accolto da un solenne e squillante “O re dei re” di C. P. E. Bach, poiché l’estensore del programma ha voluto coniugare, in questa circostanza, la celebrazione della Patrona del canto con il momento conclusivo dell’anno liturgico: la festa del Cristo Re. E’ questo, infatti, il secondo filo conduttore. Insieme al precedente, come trama ed ordito, hanno dato vita ad un tessuto prezioso in una prestazione di alto livello artistico.

La “Missa in honorem S. Pii X” del M° Domenico Bartolucci ha accompagnato le parti del proprio. Subito dopo la celebrazione, il concerto atteso dai fedelissimi amici dei Cantori che, puntualmente in questa circostanza, si ritrovano numerosi per vivere insieme uno tra gli eventi più importanti dell’attività annuale e, dunque, della storia del Coro.

La parte concertistica propone in apertura il Salmo 41 nell’interpretazione del grande Palestrina. Consequenziali, “Sicut cervus” e “Sitivit anima mea”, incantano l’uditorio che gusta la voce del Coro con viva attenzione e partecipazione. La ricca polifonia palestriniana, esaltata nelle parti contrappuntistiche dall’ingresso puntuale ed incisivo delle varie voci, si snoda fluida e coinvolgente in entrambi i brani. Particolarmente dolce il primo ad andamento processionale, suggerisce, nel ricamo sulla parola acqua, lo scorrere dell’acqua sorgiva; tormentato e forte il secondo vede il credente attendere la visione di Dio. L’attesa si prolunga tra lacrime e affanni poiché nemici nel tentativo di suscitare in lui il dubbio dell’assenza di Dio lo interrogano: “Ubi est deus tuus?” Il sarcasmo è affidato soprattutto alle voci acute che, limpide e ferme ma laceranti, si innalzano per esprimere l’intenzionalità  e la ferma volontà del nemico di nuocere a colui che soffre.

E’ ancora Palestrina nel Salmo 136: “Super flumina Babylonis”. Il popolo Ebreo, schiavo in Babilonia, appende le cetre ai salici. Non canta. Siede sulle sponde dei fiumi e piange ricordando Sion. Così il Coro, alternando il pianissimo con voce sussurrata, al mezzo forte, quasi lamenti, comunica l’immensa tristezza e l’amara e struggente nostalgia dell’esule.

L’uditorio rabbrividisce e al termine esplode in un applauso lungo e sentito.

Dalla tristezza al giubilo in un momento di passaggio vissuto con “Jubilate Deo”: il Salmo 99 nella versione musicata da A. Lotti, veneziano vissuto tra il XVII ed il XVIII secolo. Un contrappunto severo indica ai cantori di musica sacra un programma di vita: “Jubilate Deo, servite Domino in lætitia, introìte in cospectu Eius in exultatione”. L’esecuzione agile e veloce mette in evidenza il termine Jubilate che, rimandato di voce in voce, fa da chiave di volta ed apre la seconda parte del concerto.

Così la gioia fa spazio alla lode e all’adorazione: è il Salmo XVIII. Dall’ “Estro poetico-armonico” di Benedetto Marcello l’immensità dell’universo racconta la grande gloria di Dio. Questo, insieme al conclusivo, il salmo 88, celebrano la regalità del Cristo che, emanazione del Creatore, partecipa della di Lui potenza e gloria.

Si compone di cinque parti. La prima e ben nota “I cieli immensi” apre il sipario su una scena che prelude alla seconda in cui, da lontano e sommesse, le voci gravi femminili per prime alludono al sorgere del sole che racconterà alla notte la sapienza del loro Autore. E’ diafana l’atmosfera e la voce del coro, quasi una sola voce come dietro le quinte, la rende ancora più rarefatta. E’ certezza, nella terza, che non possa esservi alcun popolo talmente barbaro da non percepire questo parlare. I diversi ingressi delle quattro voci eseguiti con particolare vigore, rendono vivida questa certezza. Il sole compie, esultante, il suo corso e, giunto al tramonto, ha per talamo e tenda quei cieli che l’Altissimo gli ha donato e che in principio narravano la gloria di Dio. Spettatore di tanto prodigio il coro accompagna la discesa dell’astro “.. finché giunga a posarsi all’occàso.”: il pianissimo e l’adagio evocano  plasticamente l’attimo del tramonto e non può esservi alcun essere sulla terra, né la terra stessa, che non abbia goduto del “..calor suo benefico”, immagine dell’amore divino. L’esecuzione, vivace e brillante, esalta queste asserzioni dell’ultima parte ricca di contrappunti.

Una “gemma”particolare conclude questa esibizione caratterizzata da contenuti preziosi: è il Salmo 88 nel Coro finale della prima parte dell’Oratorio “La tempesta sul lago”di un Bartolucci estremamente giovane che esordisce con un’opera completa e assai matura. “Tui sunt cœli et tua est terra….”. Il Salmo ribadisce il dominio del Creatore sulle sue creature e, tra queste, il mare. La voce dello storico, il tenore solista, robusta, incisiva e subito seguita dal coro completo, scolpisce  questo credo: “…Tu dominaris potestati mari…”. Tutto appartiene al Signore e, da Sovrano, a tutto Egli comanda: cielo, terra e mare sono sottoposti a Lui. In un crescendo pieno, vigoroso ed inarrestabile che sembra simulare il moto dei flutti di un mare in tempesta, l’affermazione avvince gli ascoltatori attoniti e, in un diminuendo quasi inatteso, suggerisce un’ improvvisa quiete chiudendosi meditativa: et facta est tranquillitatis mari. La regalità del Cristo è ancora una volta proclamata.

Superba l’interpretazione del Coro.

Sotto un diluvio di applausi, si conclude così questo “Psallite Deo sapienter” che, nella traduzione di Papa Ratzinger recita: “Cantate, salmeggiate a Dio con tutta la vostra arte”. I Cantori l’hanno fedelmente applicata. Una stupenda collana di Salmi in un’altrettanto stupenda e particolarmente pregevole manifestazione di arte corale sotto la salda e sicura guida del Maestro P. Maurizio Verde  ed il perfetto accompagnamento dell’organista, il Maestro Angelo Silvio Rosati.

Nelle prossime feste dedicate alla santa Patrona, i Cantori torneranno ancora a proporre Salmi interpretati da grandi autori: incomparabili ed ineguagliabili esempi di preghiera in musica.

Assisi, novembre 2008

Maria Francesca Tanda