Concerto della Settimana Santa 2002 “DALLE PALME ALLA RISURREZIONE” I Cantori di Assisi cantano la

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Patibolo e trono, sacrificio estremo e perdono, ludibrio e vittoria: questi i binomi che, da sempre, accompagnano il simbolo che, ignominia per il mondo antico, è divenuto Redenzione per i Cristiani

E questo è fulcro e origine del repertorio del concerto della Settimana Santa che i Cantori hanno offerto in Assisi, nella Basilica di Santa Chiara, ad un pubblico attento, in composto raccoglimento come si conviene davanti alla  Croce.

In un’antologia preziosa fatta di laudi medioevali, mottetti rinascimentali e responsori moderni le voci dei Cantori hanno spaziato dal canto gregoriano a composizioni dei nostri tempi.

Crucem tuam, antifona gregoriana del Venerdì Santo, apre il concerto che, subito dopo, propone l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con “Pueri Hebræorum del M° D. Bartolucci e prosegue con alcune laudi monodiche, fermandosi un poco a sottolineare con Palestrina il desiderio dei catecumeni di incontrare Cristo nell’acqua battesimale con l’ansia di essere ammessi, un giorno, al Suo cospetto.

“Sicut cervus” e “Sitivit anima mea”, uno prosecuzione dell’altro, ben esprimono, infatti, sia l’anelito al primo incontro sia la forte tensione per quello finale: placido il primo come acqua che discende dalla fonte, implorante, dolente il secondo.

I Cantori ne hanno saputo trasmettere l’ intima essenza.

In prima esecuzione due responsori del Sabato Santo ancora del M° Bartolucci: “Ecce quomodo moritur iustus” e “Sepulto Domino”.  Il linguaggio contrappuntistico di forte drammaticità del primo sottolinea con tristezza l’indifferenza generale che accompagna la scomparsa dei giusti già lamentata da Isaia e, nel responsorio, riferita a Cristo; meno drammatico, il secondo, fa respirare la dolorosa quiete della morte e della tomba, il “tutto è compiuto”, ravvivandosi appena per rendere, quasi plasticamente, il rotolare della pietra che chiude il sepolcro.

Forte, ricca, intensa la parte centrale del programma ancora con Palestrina, Ingegneri e Lotti.

Gli “Improperia” del Venerdì Santo nel “Popule meus”  per doppio coro a otto voci, accolto in un silenzio quasi irreale, hanno evocato un Cristo sofferente, piegato dall’ingratitudine: le voci del piccolo coro nascevano ai piedi del grande Crocifisso che sovrasta l’altare maggiore e raggiungevano le estreme propaggini della Basilica rendendo l’interrogativo di Cristo straziante ed autentico mentre il Coro - il popolo - implorava misericordia.

La Passione è al suo culmine ed è giunto il grande e amaro giorno del Signore: il “Plange” di Ingegneri rende palpabile quest’ amarezza con accordi dissonanti che accompagnano l’invito al pianto nelle voci dei Cantori.

La via Crucis è conclusa: il Crocifisso appare come scolpito dal “Crucifixus”, lapidario brano di Lotti, con le scarne parole del Credo “ Crucifixus sub Pontio Pilato, passus et sepultus est” che, passando da una voce all’altra delle sei, crea effetti cromatici di particolare vigore a sottolineare la carica fortemente drammatica dell’evento.

Ed è ancora pianto e implorazione. P. Maurizio Verde presta la sua voce al profeta Geremia e ne canta le lamentazioni: :”Recordare Domine quid acciderit nobis”.

La preghiera è un canto gregoriano che, nell’antica liturgia, si cantava al Mattutino del Sabato Santo. Sono brani non noti al grande pubblico per cui vada a P. Maurizio Verde un sentito grazie per aver regalato a tutti, Coro e pubblico, un intenso momento di preghiera con un’ interpretazione che rivela abilità e studio profondo.

Ma la Croce è Redenzione e trionfo e il concerto sottolinea, una volta ancora, questo concetto con l’esultanza del “Regina Cœli” di Palestrina: un pensiero alla Madre che gioisce per la Resurrezione del Figlio.

Un richiamo alla sentita partecipazione popolare che da sempre ha caratterizzato i riti della Settimana Santa nelle nostre regioni, con un brano che  nasce come melodia processionale e canta la vittoria della Croce: “Evviva la Croce”, nell’armonizzazione del M° Scarponi, sigla la chiusura di un concerto tanto atteso, quanto apprezzato ed intimamente vissuto dagli ascoltatori.

Ai due Direttori, P. Nicolini e P. Verde, ed al Coro il plauso di tutti.

 

Assisi, Pasqua 2002

 

Maria Francesca Tanda