Pasqua 2007 Un’ opera inedita per il Concerto dei Cantori di Assisi.

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Tra il 1600 ed il 1603, un benedettino cassinese, fedele al testo evangelico sia nella cronologia che nei personaggi e nei dialoghi, rielaborò il drammatico racconto della Passione secondo Giovanni e restituì quella parte della vita di Cristo in chiave polifonica.

Nel Medioevo, durante la Settimana Santa, il Passio veniva declamato da una sola voce, il liturgista, che recitava secondo il dettato Gregoriano della cantillazione evangelica seguendo l’ indicazione espressa da una lettera- tono di lezione- posta, nei Messali, all’inizio di ciascuna “scena”.

Si caratterizzavano così gli interventi dei diversi personaggi. Solo dal XIII secolo la declamazione venne affidata a più voci, chierici cantori con diversi timbri vocali, e si arricchì di una maggiore espressività esaltando gli “affetti”, interpretando, cioè, gli stati d’animo degli “attori” di quel dramma: Cristo, Pilato, i sommi sacerdoti, la folla.

Tutto ciò si ritrova nell’ opera del Nostro, musicista prolifico, stimato “musicus excellentissimus” e mirabile Maestro nel “pulsare l’organo” con dolcezza: Padre Serafino Cantoni (1560 ca- dopo il 1627). Vissuto per gran parte della sua vita monastica presso l’Abbazia di S. Simpliciano a Milano, nel 1600 fu chiamato a Subiaco e lì compose diversi brani per l’ Ufficium Hebdomadæ Sanctæ,  compresa l’ opera di cui i Cantori di Assisi si sono fatti interpreti nel loro ultimo concerto: ”Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem”, pubblicata a Milano nel 1603. Il Cantoni trascorse gli ultimi anni della sua vita  a Milano, organista nella Cattedrale.

In un suo scritto confessa che: “la santità del luogo”, “l’orridezza di que’ monti alpestri” e “le pie lagrime” (di S.Benedetto-ndr-) lo ispirarono ad utilizzare il “poco talento”-così definiva le sue capacità di compositore- che Dio gli aveva dato per “cose spirituali” e, tra queste, una tanto particolare quanto suggestiva ed essenziale rielaborazione delle parole dell’Evangelista il cui racconto ha un impianto drammatico- processuale.

La scarna polifonia con scarsissime fioriture - un maggiore uso avrebbe sminuito la sobrietà e la riverenza dovute al tanto solenne quanto drammatico contenuto- e brevi contrappunti riescono ad esplicitare e rendere ben percepibili quegli affetti a cui si è più sopra accennato: il dubbio e l’ ambiguità di Pilato, la ferocia della folla, la dolce rassegnazione di Cristo, la determinazione dei sommi sacerdoti.

L’unico solista è lo storico, a cui da voce Raimundo Pereira Jr. cantore della Cappella Sistina,  che, sulla corda di recita una volta indicata dalla lettera “C” -celeriter-, dipana il filo della narrazione legando luoghi e scene mentre il Cristo per il quale ci si aspetterebbe una sola voce, è, invece, interpretato da tre voci scure per sottolinearne la gravità degli interventi. Anche Pilato è interpretato da sole tre voci, ma non sempre le stesse, ad indicarne l’incertezza. Hanna e Caifa e la turba sono affidati al coro grande a cinque voci, con tratti quasi recitativi e con andamento vocale prevalentemente omoritmico.  (1)

Interessante interpretazione, quella del Pereira: la sua voce, pur chiara e ferma,  appariva quasi sullo sfondo ad intessere le trame di un vissuto tanto lontano quanto palpabilmente presente. Di  grande effetto, inoltre, lo stacco netto tra il piccolo coro -Gesù- ed il grande coro: armonie e modalità distinte facevano nettamente emergere la figura del Cristo come, di fatto, nella narrazione di Giovanni. Il gruppo solistico ne è stato efficace interprete.

Indubbiamente un genere nuovo per i Cantori di Assisi, ma molto interessante e, nel concerto di Pasqua nella Basilica di S. Chiara, ha costituito la parte forte di un repertorio che, pur contemplando brani consueti ed in linea con la tradizione del Coro, si è incentrato su quest’ opera assolutamente inedita e, quindi, una prima assoluta. In epoca moderna, infatti, non si hanno notizie di precedenti esecuzioni in sale da concerto, da quando l’opera stessa è stata trascritta e studiata. Un progetto “ambizioso”, secondo la definizione del Direttore P. Maurizio Verde che, nel proporre questa composizione, aveva l’intento di offrire al pubblico l’ opportunità di accostarsi ad un genere molto particolare ed anche raro: il dramma liturgico-polifonico e l’obbiettivo di recuperare modalità espressive e musicali proprie della liturgia. Nello studio dell’opera, come nell’esecuzione, Direttore e Cantori, hanno profuso il massimo delle proprie risorse ed il pubblico, forse inizialmente stupito per il genere “diverso”, dopo aver  seguito la “novità” con attenzione ed interesse, ha dimostrato tangibilmente di comprendere ed apprezzare.

Il concerto prosegue ed il coro torna al repertorio proprio, non senza qualche divagazione, ed evoca, attraverso i brani successivi, i numerosi e diversi personaggi dei tragici giorni della Passione: i bambini ebrei che stendono i propri abiti sulla strada di Gerusalemme per accogliere  Gesù tra l’ hosanna trionfante degli adulti;  Dio stesso: “Popule meus quid feci tibi?”; la Madre che grida il suo dolore nell’ elaborazione polifonica di una lauda del Codex Magliabechiano ad opera del M° Bartolucci:  “Piange Maria con dolore”.

Come alla notte succede il giorno, al buio e al dolore si oppongono la luce e la speranza. Così le donne, trovando il sepolcro vuoto, accolgono con lieto stupore l’annuncio dell’angelo: “surrexit…. præcedet vos in Galileam”, nel gioioso mottetto a quattro voci “Maria Magdalene” di Andrea Gabrieli. Quasi a conclusione, un brano di Joan Cererols che, come Cantoni, compare per la prima volta nel repertorio dei Cantori. Catalano, nativo di Martorell, trascorse la sua vita nel Monastero di Monserrat vicino a Barcellona dove divenne Maestro di Cappella. Tra le caratteristiche di alcune sue opere il doppio coro, come nel “Regina Cæli”: mottetto per doppio coro ad otto voci e basso continuo, eseguito in questa occasione. Arioso, dal ritmo sempre più incalzante, nell’ alternarsi dei due cori che si succedono senza sosta rimandandosi l’un l’altro festosi alleluja. Esecuzione molto apprezzata, a giudicare dall’intensità degli applausi, ma gli alleluja continuano, sempre più vibranti e squillanti per siglare la fine.  “O filii et filiæ” di Bartolucci e il  trionfale Alleluia, dal “Messia” di Handel, come bis ripetutamente richiesto e magistralmente accompagnato dall’organista M° Angelo Silvio Rosati, porgono il saluto dei Cantori.

 

Assisi, Pasqua 2007

 

Maria Francesca Tanda

 

(1) Le informazioni su P. Cantoni e sulla sua opera, contenute nel presente scritto, sono state tratte dalla tesi: “PASSIO DOMINI sec. JOANNEM di P. S. CANTONI”, del M° Franco Radicchia, a conclusione del Biennio Sperimentale di II livello  in Discipline Musicali -  Università di Perugia-