CANTORI DI ASSISI: IN GIRO PER L’ITALIA CANTANDO L’AMORE

Concerto di musiche folkloristiche italiane

Ben due esibizioni di ampio successo: queste, tra altri importanti impegni, le ultime “fatiche” dei Cantori di Assisi che, in incontri all’insegna della vivacità e briosità, hanno offerto un repertorio di musica popolare proveniente dalle diverse regioni italiane.

L’attività musicale è da sempre una componente importante per l'identità di una popolazione o di un gruppo sociale di cui testimonia  sentimenti,  aspirazioni,  lotte. Anche nella civiltà contadina, infatti,  il canto sorgeva spontaneo ed accompagnava i momenti forti della vita quotidiana e del lavoro nei campi: la nascita, il  matrimonio, la morte, l’alternarsi delle stagioni, la semina, la trebbiatura, la vendemmia, tutto forniva  occasione e spunto perché si cantasse. Allo stesso modo si manifestava l’amore per la propria terra o per la propria amata, ci si burlava di qualcuno o si rifletteva sul proprio dolore.

Sorvolando la nostra bella Italia, isole comprese, è stato colto “fior da fiore”- come avrebbe detto il nostro caro Padre Evangelista- con la speranza di riuscire a trasmettere, non solo suoni e melodie, ma, e soprattutto, l’intima essenza di ogni brano che rappresenta un vissuto, certamente lontano, ma talmente intenso e forte la cui valenza sopravvive ancora oggi con tutta la sua incisività e pregnanza ed è ancora capace di colpire, sorprendere, stupire.

Questo il “Diario di bordo”

Il nostro volo radente sull’ Italia  decolla in Lombardia con un giocoso dialogo senz’ altro favorito da un insieme di curiosità e di burla: “ Dove vai Mariettina così di buon’ ora? La rugiada ti bagnerà il grembiule!”. La risposta è assolutamente stuzzicante e ricca di sottintesi.

La bussola, ora, indica il Nord-Est. Le belle montagne del Trentino e del Veneto appaiono in tutto il loro splendore. Il nostro volo si fa più lento per permetterci di ammirarle, ma anche di riflettere. Il Trentino leva un canto d’amore alla propria terra: da dove meglio ammirarla se non dalla superba cima della Paganella da cui lo sguardo accarezza S. Martino, l’altipiano di Asiago,  trenta laghi e  può spingersi, addirittura, giù fino a Milano! “Voglio ammirare il Trentino!”- recita una voce – “Va, corri sulla Paganella che è la cima più bella!”, risponde un’altra.

Viriamo verso il Veneto e qui sostiamo un poco per porgere l’orecchio ad un tristissimo canto che è memoria di tanti nostri caduti in guerra: vite spezzate di cui restano, soltanto, croci di legno screpolato o di ferro arrugginito. Svettano tra i fiori e ci domandano il dono di un pensiero. Non dimentichiamo queste croci: fiori anch’ esse, ma senza nome.

Volgiamo  ora la prua verso il centro Italia: Toscana , Marche e Lazio ci accolgono con i toni della burla e dei dispetti.  Il canto si leva allegro, gioioso ma anche frizzante. Gli Stornelli aretini, nello stile dei “dispetti”, ci offrono un giocoso e dispettoso battibecco tra due innamorati. E’ dolce la voce delle Marche: un’ innamorata chiama “traditora”  la rondinella che l’ha svegliata col suo canto. “L’amato ti sta vicino” risponde  la rondinella e la melodia richiama i suoi guizzi nell’aria. Dalla Ciociaria giunge, invece, un canto divertente, una melodia giocosa in forma di ballo: “me pizzica, me mozzica” si lamenta lei, ma il suo intento è “stare al gioco” e fare in modo che quel pizzicare prosegua perché i pizzichi d’amore non fanno male.

Dal Lazio all’ Abruzzo. Il volo diventa lento e planante per meglio cogliere un’invocazione d’ amore che sale dal cuore dei pastori, un’ accorata preghiera alla Madonna: Maria, quanto sei bella! Oh mamma nostra, insegnaci la via!

Una brusca virata verso Ovest ci porta in Campania. L’allegra tarantella ci coglie quasi di sorpresa. Cicerenella: una sempliciona che non sa far nulla di buono, una filastrocca “non senso”, un pretesto per cantare e ballare.

Il nostro viaggio prosegue. Siamo in Calabria e, da lì, prima di tornare a casa, un passaggio sulle due splendide isole maggiori.

L’ago della nostra bussola è sempre attratto dall’amore e ci indica due modi gioiosi per manifestarlo. Calabrisedda mia, è l’incontro fra due giovani innamorati che avviene nei pressi della fonte da cui lei ritorna dopo aver lavato i panni. Qualsiasi pretesto è valido per favorire l’incontro: un fazzoletto rubato, una spruzzata d’acqua. E’ bellissima  questa Calabrisedda dagli occhi scuri: è un “mazzu di sciuri”!

Ugualmente, in Sicilia, l’innamorato canta il suo amore per la propria donna e canta solo per amore.  Ciuri, ciuri, vivace e appassionata, è una delle canzoni popolari siciliane più famose: Fiori, fiori, fiori di tutto l’anno, l’amore che mi hai dato te lo rendo e se tu non m’ami io morirò di pena.

Siamo all’ultima tappa del nostro volo. L’ amore è anche dolore e in Sardegna cogliamo questo aspetto. L’amato non c’è più e la donna, nel pianto, chiede all’ usignolo, il cui canto sembra esprimere uguale tristezza, di levare il medesimo canto il giorno in cui verrà sepolta. La melodia esprime la particolare sonorità della musica popolare sarda.

E ora, rotta verso il centro. Atterraggio perfetto: siamo in Umbria e,  più esattamente, nella media valle del Tevere. Anche sulle sponde di questo fiume si alza un canto d’amore. L’innamorato si rivolge al Passatore, il traghettatore, affinché celermente lo trasporti sulla riva opposta dove lei lo aspetta: è biondo il Tevere per far l’amor!

Ma non sempre una storia d’amore ha un lieto fine e i versi della Monachella, forse una leggenda, quasi da brivido, nata tra le campagne umbre,  ce  lo confermano. Delusa dal suo primo amore una fanciulla sceglie il convento per pentirsene subito dopo. Invano chiede aiuto al padre che si rifiuta. Costretta, dunque, a fuggire nottetempo, si ritroverà preda del demonio.

Bando alla tristezza e… chiudiamo in bellezza: da Perugia, un invito a nozze!

Tutto è pronto, si aspettano gli sposi, Rosa e Menchino: in loro assenza il ballo non può avere inizio. Con un ritmo di danza paesana il coro ne annuncia l’ arrivo ma, la più attesa, è l’ Annetta che porterà la bruschetta a completare la festa.

Il “viaggio”, magistralmente “pilotato” dal  Direttore M° Gabriella Rossi e accompagnato da voci recitanti, fisarmonica e chitarre,  ha davvero coinvolto, emozionato e stupito il pubblico che ha risposto oltre ogni migliore aspettativa: ampi consensi, interminabili applausi e ripetute richieste di bis soddisfatte con “Ciuri Ciuri”, dove l’interpretazione calda e vibrante del tenore solista, perfettamente calato nel suo ruolo di appassionato innamorato con cui il coro ha intrecciato una vivace alternanza, ha nuovamente suscitato l’entusiasmo dei presenti che non si è placato se non con il saluto e l’uscita del Coro.

Assisi, settembre 2013

Maria Francesca Tanda