CANTORI DI ASSISI:  cinquant’anni di storia.

C’era una volta… gli occhi si chiudono come  in un sogno… ed è subito fiaba!

E parrebbe davvero  una fiaba quella che mi appresto a raccontare: ha il sapore di un sogno. C’era una volta un frate innamorato della musica e con tanta voglia di stare fra i giovani che, un giorno, decise di riunire intorno a sé un gruppetto di giovanissimi ed intraprese con loro un “viaggio” la cui meta, forse allora, non era ancora né chiara,  né palese nemmeno a Lui stesso. Insieme iniziarono una storia che, sia per i medesimi protagonisti che per i lettori di oggi, ha  il gusto e la connotazione della fiaba ma che è,  tutt’ora, un’autentica realtà che in questi giorni celebra il suo cinquantennale.

Il “Frate” era Padre Evangelista Nicolini, il gruppetto diventerà i “Cantori di Assisi”.

Il Frate e alcuni dei Cantori della “prima ora” hanno da tempo raggiunto le cantorie celesti, altri hanno scelto di percorrere strade diverse ma  i volti, le voci e i  traguardi  di tutti loro restano in quell’ unicum  che i Cantori di oggi ancora rappresentano.

 

Uno sguardo verso il passato ci mostra i giovani coristi di allora trepidanti per il primo concerto: era il 1960 in Assisi, a S. Damiano. Chi, in quel giorno, avrebbe mai potuto anche soltanto sospettare che nel volgere di pochi anni le loro fila si sarebbero ingrossate, che numerosissimi appuntamenti col pubblico, anno dopo anno,  avrebbero riempito la loro agenda e che avrebbero affrontato e superato e, alcune volte stravinto, prestigiosi concorsi di canto polifonico! Nel 1977, il Concorso di Gorizia li vide al primo posto in tutte le categorie.

Il Piccolo (quotidiano locale ndr) titolerà: “Francescani pigliatutto”. Il rientro ad Assisi sarà commovente: troveranno ad attenderli, in piazza S. Chiara, il sindaco con un mazzo di fiori ed un folto gruppo di entusiasti assisani.

“L’ obiettivo artistico, cominciato a San Damiano quasi vent’anni prima, è raggiunto insieme con tutta la città di Assisi”. ( ₁)

Negli anni, di chiesa in chiesa e di palco in palco, i Cantori hanno raggiunto traguardi impensabili: il sogno si è nel tempo avverato. Hanno portato la voce di Assisi al mondo intero facendo spirare il “vento d’oro dell’Umbria” - una radiosa immagine con la quale la platea giapponese ebbe a definirli - nelle diverse direzioni della rosa dei venti. La loro voce ha più volte attraversato l’Europa ma quei confini sembravano ristretti al  gruppo che la perseverante e lungimirante tenacia del “frate” voleva veder volare sempre più lontano e sempre più in alto, verso confini inimmaginabili anzi, verso non-confini! E così, eccoli varcare anche gli oceani: nessun continente è rimasto escluso!

E come avrebbe potuto pensare a confini il “Frate” che sul podio danzava e, quasi, levitava, dipingendo con le mani un pentagramma che solo a Lui era dato di scorgere?! Si trasfigurava nel gesto e, superando i confini del visibile, entrava in dimensioni percepibili esclusivamente a Lui ma dalle quali traeva una forza così vigorosa e coinvolgente che la voce del Coro diveniva morbida e duttile creta nelle Sue mani che la plasmavano, modellavano e piegavano al proprio volere fino a far emergere, novello demiurgo,  quella  “creazione” che Lui, e solo Lui, in quelle dimensioni scorgeva e che diveniva realtà per la gioia e l’intimo godimento di chi ascoltava. Così, “la luce della gioia”- faccio mie le parole del prof. Stefano Ragni - si dipingeva sui volti dei coristi durante le esecuzioni e si irradiava sulle platee che esplodevano sempre in tanto interminabili quanto emozionantissimi applausi che Lui, il demiurgo, dedicava soltanto ai Suoi Cantori.

“Non sono un musicista vestito da frate. Sono un frate che loda Dio con l’arte della musica”, soleva ripetere ed è stato il Suo credo, la Sua missione e i Cantori hanno voluto che questo “credo” venisse inciso sulla targa  dedicata al loro Padre  nella Sala S. Antonio.

Viveva, dunque, di musica e per la musica ma anche per i suoi Cantori: un binomio, una simbiosi, un’ unica declinazione. Studiava le partiture con la minuziosità e la rigorosità del certosino ed interpretava ogni stile secondo la sua personale, profondissima e delicata sensibilità. Sensibilità e rigore trasfusi poi, per rara alchimia, nei Cantori sia durante le prove, sia al momento del concerto: momento che aveva del prodigioso e del miracoloso. Un miracolo durato la Sua intera vita e che ha regalato ai Cantori un vissuto intessuto di tenacia, perseveranza, fatiche ed impegno senza misura ma anche di fortissime, incommensurabili emozioni e tanta, tanta gratificante felicità. Come non immaginare l’ ansia, il timore e la preoccupazione che, sempre, precedevano le esecuzioni! Ma quando, calato il silenzio nella platea,  le mani del “Frate” si sollevavano nel volteggio e tutto il Suo essere diveniva il tramite di poesia, suggestioni e sensazioni, tutto cambiava: docili, le voci, seguivano l’aereo arabesco ed alla fine era soltanto una gioia infinita, incontenibile.

Quando, però, non era il momento dello studio tornava un po’ bambino ed esternava la Sua allegria e la Sua voglia di gioco e di scherzi  in ogni momento possibile.

I  Cantori hanno compiuto cinquant’anni: al loro attivo circa 1400 concerti, di cui 1300 con P. Evangelista, 36 tournée  e numerosissime incisioni.

E’ ovvio che l’organico di oggi sia molto diverso da quello degli anni passati:  l’avvicendamento è fisiologico e naturale. Però, alcuni dei “primi” Cantori, ormai incanutiti, sono ancora presenti e costituiscono l’anello di congiunzione tra l’ieri e l’oggi mentre lo spirito del Fondatore continua ad aleggiare sempre su tutti loro e sul Suo successore P. Maurizio Verde: il prescelto! Fu, infatti, lo stesso P. Evangelista, ormai vecchio e stanco, a chiamarlo al Suo fianco e a passargli il testimone perché voleva fortemente che la “sua creatura” continuasse a vivere anche dopo di Lui.  I Cantori di oggi vogliono essere i garanti di questa volontà:  hanno ricevuto questo testamento e si impegneranno fortemente affinché esso venga rispettato e lo trasmetteranno a chi verrà dopo di loro poiché sentono di appartenere ad un continuum che, si spera, non debba conoscere  né soste, né interruzioni.

Nel tempo sono mutate tante cose e la voce del Coro, oggi,  è diversa da quella di ieri: ha assunto una nuova fisionomia che nasce dall’avvicendamento delle persone e dalla personale sensibilità artistico-musicale del nuovo Direttore che già nel 2004, alla scomparsa di P. Evangelista e sentendo su di sé  tutta la responsabilità ed il peso dell’ incarico, affermava  di voler “sperimentare strade e modalità espressive nuove, nel solco di una ben tracciata tradizione, ma che continuamente deve rivitalizzarsi”. (₂)

Tuttavia, nella voce del Coro,  permane un qualcosa di indefinibile e di inspiegabile, una sorta di magia, che continua a perpetuare il sogno del Fondatore: il Coro è un corpo unico che vive di vita propria e che si anima,  durante le esecuzioni, forse sospinto ancora oggi da quelle “impalbabili forze spirituali” che più di un critico percepì e sottolineò in quello dei Cantori di ieri (₁), coinvolgendo gli spettatori e trasfondendo nei presenti la palpitante gioia del canto e dell’andare per il mondo cantando, quali  “iaculatores Domini”, come voleva S. Francesco o come, prima di lui, S. Agostino esortava: canta e cammina. Parole che sono state e sono programma e divisa del Coro. Questo hanno fatto i Cantori di ieri, questo fanno i Cantori di oggi continuando ad avvincere e ad affascinare le platee, portando il messaggio francescano di “pax et bonum” ovunque vengano chiamati:  ambasciatori di pace che partono dalla città di Assisi, nota in  tutte le latitudini, per offrire, a chi li ascolta, un assaggio di quella particolarissima atmosfera di cui solo la Città Serafica si riveste e che i Cantori in questi cinquant’anni hanno incarnato.

Sono stati giorni, questi, di importanti manifestazioni e grande commozione: pubblicazione del volume Cantori di Assisi Cantori nel mondo che racconta  la storia del Coro ad opera del Prof. Maurizio Terzetti,  presentato al pubblico presenti le Autorità cittadine; apertura di una mostra fotografica, audiovisiva  ed interattiva che raccoglieva fotografie, premi e trofei di cui è ricca la vita del Coro e nella quale i visitatori hanno potuto gustare filmati e brani tratti da preziose esecuzioni; i momenti dedicati alla musica.

Tutto questo, per il desiderio intenso  di  ricordare e la ferma volontà di tramandare.

Per chiudere le celebrazioni del 50esimo due concerti: per solo organo, il primo, eseguito dal M° Angelo Silvio Rosati su uno strumento del 1824 opera dell’organaro  Michelangelo Paoli donato al Coro da di Mons. Piero Vergari;  concerto  dei Cantori per la festa di S. Cecilia, il secondo, con in repertorio  anche brani dal “Confitebor”di G.B. Pergolesi  che ne hanno costituito il momento forte. Esibizioni, entrambe, molto apprezzate. Il folto pubblico in S. Chiara ha, ancora una volta, testimoniato ai Cantori e al loro Direttore stima, ammirazione e gradimento levandosi in piedi “all’unisono”  per ben due volte e inondando le navate di interminabili applausi. Ma la “magia” dei Cantori ha sfolgorato in tutto il suo incantesimo nel momento finale  quando il Maestro P. Verde,  lasciato il podio, si è rivolto al pubblico ed ha invitato gli ex Cantori presenti ad unirsi al coro per eseguire il pezzo conclusivo: il Cantico di P. D. Stella. La risposta è stata un atto simultaneo: numerosi ex Cantori hanno raggiunto i coristi a dimostrare che “Cantori di Assisi” si è “per sempre” e le ondate sonore del Cantico hanno risuonato ancora, vigorose e possenti, per spegnersi nello scrosciare degli applausi.

La città di Assisi che aveva conferito a Padre Evangelista il titolo di Cittadino Benemerito della Città, a breve distanza dalla di Lui scomparsa, in questi giorni Lo ha onorato ancora una volta: in Assisi, l’ex chiesa S. Antonio è divenuta “Auditorium P. Evangelista Nicolini”. L ’impegno di Cantori e Direttore continuerà a profondersi in quella sala e le sue volte rimanderanno ancora, insieme ad altre, le melodie che l’indimenticabile Fondatore prediligeva.

Il traguardo dei cinquant’anni non è scontato, né è per tutti. I Cantori lo hanno  raggiunto ma vuole essere soltanto quello dei “primi cinquant’anni”! Raccogliere e rilanciare per il futuro questa sfida è compito dei  Cantori di oggi: è un impegno solidale affinché nulla vada perduto e tutto si arricchisca di ulteriori traguardi e di nuove conquiste.

E’ l’augurio più fervido e più affettuoso e, ancora una volta, lungimirante che, crediamo, dal podio dei cieli Padre Evangelista invii ai “suoi Cantori”.

 

(₁)da: “Cantori di Assisi Cantori nel mondo”- M. Terzetti- ed. Porziuncola

(₂) da “Circolare di S. Cecilia-2004”

 

Assisi 26 novembre 2010

Maria Francesca Tanda